IL MUSEO

Il territorio

Villafranca in Lunigiana e i suoi centri storici

Il territorio del Comune di Villafranca in Lunigiana, che si estende nella parte mediana della vallata del fiume Magra, in parte lambito dalle limpide acque del fiume, è prevalentemente pianeggiante e collinare. Il paesaggio è caratterizzato da una vegetazione ricca e lussureggiante: ai castagneti e ai boschi di querce, frassini, roverelle e lecci si succedono ampi tratti con coltivazioni cerealicole e pascoli, i vigneti ricoprono i terrazzamenti più soleggiati e meglio esposti. L’economia, un tempo prevalentemente agricola, si è trasformata a partire dalla fine del XIX secolo e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale; oggi a Villafranca hanno sede alcune importanti aziende produttive, notevole incremento ha avuto il settore terziario in progressione con lo sviluppo urbano del capoluogo, polo di attrazione per i centri montani delle vallate circostanti.

Il territorio, abitato fin dalle età preistoriche dai Liguri-Apuani, come testimoniano le numerose statue-stele (sculture antropomorfe risalenti al III millenio a.C.) rinvenute nelle vicinanze di Malgrate, Filetto e Mocrone, era compreso in età alto-medioevale nei vasti possessi degli Obertenghi, dai quali discenderà il ceppo marchionale dei Malaspina che assunse un ruolo predominante in Lunigiana a partire dal XII secolo e diede origine a numerosi rami dinastici ognuno caratterizzato da un proprio feudo.

Villafranca, dal XIII secolo si caratterizza come uno dei più importanti centri feudali dei Malaspina; nel 1221 in seguito alle divisioni patrimoniali tra i due rami della famiglia (Spino secco e Spino fiorito), Villafranca con Mulazzo e tutti i territori posti sulla destra della Magra vennero assegnati ai Malaspina dello Spino secco; dal 1266 diventò la sede residenziale e amministrativa del nuovo marchesato autonomo di Villafranca che comprendeva anche i castelli di Tresana, Lusuolo, Castevoli, e che nel corso della prima metà del XIV secolo si ampliò ulteriormente fino a inglobare terre e possedimenti pertinenti i castelli di Olivola e Giovagallo.

La signoria dei Malaspina, pur tra alterne vicende e contrasti (ricordiamo solo nel XV secolo il dominio dei Campofregoso di Genova, e successivamente l’interesse degli Sforza di Milano) si protrasse fino alla conquista napoleonica d’Italia, che portò all’abolizione dei feudi imperiali e segnò la nascita delle prime municipalità. Dopo la caduta di Napoleone, con il Congresso di Vienna il territorio di Villafranca entrò a far parte del Ducato di Modena, successivamente, dal 1848, venne compreso con tutti i territori dell’alta Val di Magra nel Ducato di Parma fino all’annessione della Lunigiana al Regno di Sardegna (1859).

Villafranca divenne capoluogo di comunità nel 1816 e assunse la denominazione attuale nel 1863.

Sullo scoglio alla confluenza del torrente Bagnone con la Magra, nacque, probabilmente attorno all’XI secolo, un presidio fortificato: il castello di “Malnido”, con funzioni strategiche di controllo della via di Monte Bardone (poi denominata Francigena o Romea), il più importante tracciato di comunicazione tra il settentrione e l’Italia centrale per tutto il periodo medievale, asse viario che ancora oggi attraversa longitudinalmente un ampio tratto del territorio comunale.

La presenza, in prossimità del guado sulla Magra, di una cappella intitolata a S. Nicolò, dipendenza del monastero benedettino di Linari (ai cui monaci erano affidati compiti di assistenza a pellegrini e viandanti), divenuta in seguito la più antica chiesa del borgo, oggi scomparsa, è un ulteriore indizio dell’importanza storica del sito.

Al castello di Malnido, verso la fine del XII secolo si contrappone l’agglomerato burgense di Villafranca, ricordato come “Lealville” (Villa-franca) per la prima volta nell’itinerario del 1191 percorso da Filippo Augusto, re di Francia, al ritorno dalla terza crociata. Il toponimo sembra suggerire ed attestare la presenza di un mercato, di un luogo per la sosta e l’ospitalità, di un fervore di vita sociale ed economica che dovette svilupparsi nel corso dei secoli XII e XIII proprio sul percorso della via Francigena all’incrocio con tracciati secondari provenienti dalla valle del Bagnone e dal territorio della Pieve di Castevoli (sulla sponda destra della Magra).

Il borgo di Villafranca, nonostante i bombardamenti subiti nel corso dell’ultima guerra mondiale, conserva ancora tracce apprezzabili di fortificazioni ed interessanti particolari dell’edilizia urbana medioevale: botteghe, portali, finestre, passaggi voltati che si affacciano su un unico percorso centrale (l’antico tracciato viario) chiuso nella parte sud orientale dai ruderi suggestivi ed imponenti del castello di Malnido, potente baluardo di difesa e presidio della Francigena ma anche sede della raffinata corte dei Malaspina dello Spino secco, centro di diffusione della cultura “cortese” elogiata da Dante nel canto VIII del Purgatorio, ed è assai probabile che il poeta negli anni del suo esilio sia stato ospite dei Malaspina di Villafranca ed abbia, forse, soggiornato nel castello di Malnido.

Dalla parte opposta, poco prima del ponte sul torrente Bagnone, sorge la Chiesa di San Giovanni Battista, le strutture attuali nascondono un più antico edificio trecentesco, costruito in concomitanza all’espansione e sviluppo del borgo.

Nelle immediate vicinanze un complesso di edifici di particolare suggestione che racchiudono gli antichi mulini della comunità, documentati dal XV secolo, ospita il Museo Etnografico della Lunigiana. Tappa d’obbligo per chi voglia conoscere da vicino le attività domestiche e artigianali, il lavoro agricolo, l’allevamento, lo scambio e il commercio, le feste e le tradizioni che hanno scandito la vita quotidiana delle popolazioni lunigianesi tra il XVIII e il XIX secolo. Il percorso espositivo, articolato in 13 sezioni tematiche che raccolgono un ricchissimo patrimonio di oggetti, suppellettili, attrezzi da lavoro e d’uso comune, magico-protettivi e devozionali, offre al visitatore un itinerario affascinante nel cuore della cultura contadina, dell’ambiente e del paesaggio della Lunigiana.

Nei pressi della odierna stazione ferroviaria sorgono la Chiesa e il Convento di San Francesco, edificati fuori dalla cinta muraria del borgo nel XVI secolo dal marchese Bartolomeo Malaspina. Il complesso conventuale, in parte ricostruito e restaurato dopo la guerra, racchiude un pregevole chiostro mentre nella Chiesa sono conservate due splendide terrecotte di scuola dei Della Robbia raffiguranti la Deposizione e la Vergine e Santi.

A Villafranca negozi d’antiquariato meritano una visita per l’ampia scelta e la qualità di mobili, arredi, oggettistica, stampe e libri.

La sera del 5 dicembre ogni anno nel centro storico rivive la tradizione del Falò di S. Niccolò (santo titolare dell’antica chiesa burgense): una enorme catasta di legna allestita in prossimità del castello, viene benedetta e bruciata in ricordo degli ancestrali riti pagani per il solstizio d’inverno. Dopo la processione e l’accensione del falò, accompagnata dalla sfilata del corteo storico in costume, la festa prosegue fino a tarda notte con la veglia alle braci sulle quali si cuociono salsicce annaffiate da buon vino locale.

Il territorio comunale racchiude alcuni tra i borghi e centri storici più interessanti per conformazione urbanistica e collocazione ambientale dell’intera provincia.

Filetto

A 1 Km dal capoluogo, è sicuramente il borgo più originale di tutta la Lunigiana per la tipologia dell’impianto urbano di forma quadrilatera mantenutosi inalterato nel corso dei secoli.

Le sue origini sono da collegarsi alla presenza del “limes”, o difesa confinaria bizantina che nel VI/VII secolo interessò gran parte del territorio lunigianese fino alla costa tirrenica. Nel tessuto edificato del borgo è ancora leggibile il nucleo più antico con quattro torri cilindriche angolari secondo la più classica tipologia del “castrum” (accampamento militare) romano-bizantino. Questo primo nucleo fu gradualmente trasformato in residenza fortificata, in età medievale si registra un primo ampliamento dell’impianto originario mediante raddoppio del “modulo matrice” quadrilatero verso ponente, questo settore è caratterizzato da strette vie e passaggi voltati che conducono alle case addossate le une alle altre ed è egualmente racchiuso da mura e torri; anche gli ampliamenti successivi del borgo verso la parte di levante hanno rispettato l’originalità dell’antico impianto castrense.

Di grande bellezza ed interesse la piazza d’armi, le torri, le mura, le monumentali porte cinquecentesche che racchiudono il borgo, gli eleganti portali delle case prospicienti la via centrale. La piazza della Chiesa, dedicata ai SS. Filippo e Giacomo, è il cuore degli ampliamenti cinque-seicenteschi: vi si affacciano il Palazzo marchionale unito alla chiesa e al borgo da due eleganti loggiati, il Convento dei Frati di S. Giovanni di Dio (o Fatebenefratelli), vasto complesso comprendente chiostro ed ampio orto-giardino racchiuso da mura dove i monaci coltivavano piante officinali.

A pochi passi dal borgo sorge la millenaria selva di castagni, dove nel XVI secolo venne edificatoo l’oratorio dedicato a San Genesio, all’ombra dei castagni ogni anno il 24 e 25 agosto si tiene la Fiera di San Genesio, il più importante appuntamento commerciale e ricreativo della vallata. Nelle “frascate”, tradizionali osterie all’aperto si possono assaggiare i piatti tipici della cucina locale: testaroli, tortelli, torte di erbe, “sgabei” accompagnati da vino frizzante.

Ogni estate Filetto rivive l’incanto di tempi remoti con la manifestazione “Mercato medievale” che anima il borgo nel mese di agosto: torri e mura illuminate da torce e lumi, vie e piazze animate da musici, menestrelli, mangiafuoco e giocolieri, streghe, cartomanti, personaggi e attività di un caratteristico mercato medievale trasformano il paese in uno scenario fantastico e irreale; nelle botteghe e nei fondaci del borgo artisti ed artigiani danno prova della loro perizia nelle arti tradizionali del legno, della pietra, del ferro, della tessitura, della ceramica, della miniatura e calligrafia. Per gli amanti del cibo non manca la degustazione degli “antichi mangiari “di tradizione locale e dei prodotti tipici della gastronomia mentre le cene medievali, imbandite nel chiostro dell’antico Convento, offrono portate ricche di aromi e sapori inusuali elaborate sulle scorta di ricettari d’epoca. Durante la manifestazione gruppi storici, figuranti, compagnie di artisti intrattengono il pubblico con spettacoli, animazioni e storie fantastiche incentrate su un tema conduttore scelto ogni anno per caratterizzare la festa.

 

Malgrate

Da Filetto percorrendo pochi chilometri si raggiunge Malgrate: il borgo e il castello arroccati sul colle che sorge all’estremità nord-orientale della fertile valle del torrente Bagnone, danno vita ad un insieme di eccezionale valore architettonico e ambientale. La rocca, dapprima isolata, nel corso del XV e XVI secolo venne gradualmente a fondersi con le strutture del borgo sorto all’ombra della sua protezione fino a formare un insieme urbano omogeneo.

Il castello è caratterizzato dall’alta torre cilindrica, coronata da beccatelli, che costituisce l’elemento centrale dell’originaria fortificazione, databile alla prima metà del XIII secolo, edificata dai Marchesi Malaspina di Filattiera. La struttura originaria che comprendeva la torre e la dimora feudale, venne racchiusa nel corso del XV secolo da una cortina muraria con camminamento di ronda e ponte levatoio sul fronte ovest. Sede dal 1351 del feudo di Malgrate, nei secoli successivi il castello oltre a svolgere funzioni difensive, assunse sempre più una connotazione residenziale, e venne trasformato in elegante palazzo signorile dai marchesi Ariberti di Cremona che nel 1641 acquistarono il feudo malaspiniano.

Dal camminamento superiore del castello lo sguardo spazia verso uno splendido scenario naturale che abbraccia buona parte della media Val di Magra segnata dal corso sinuoso della Magra e chiusa a levante dalle cime aguzze delle Alpi Apuane.

Nel borgo di Malgrate si respira storia e cultura: illustri personaggi del passato sono nati tra le sue mura come Bonaventura Pistofilo poeta, amico e corrispondente del Bembo e dell’Ariosto, vissuto alla corte di Ferrara e segretario del Duca Alfonso I d’Este, Silvestro Landini, segretario di Sant’Ignazio di Loyola, e Giovanni Antonio da Faye, singolare figura di speziale e autore di una straordinaria “Cronaca” in volgare del Quattrocento.

 

Mocrone

Scendendo da Malgrate si incontra Mocrone, tipico centro rurale di fondovalle. L’abitato è dominato dalla chiesa di San Maurizio, recentemente restaurata, che si erge solitaria su una collina poco lontano dal paese. L’edificio in bozze di pietra squadrata presenta caratteristiche stilistiche e architettoniche proprie del XIII/XIV secolo.

Nella piazza principale del paese è collocato il bel monumento dello scultore Riccardo Rossi dedicato ad Alberico Benedicenti (1866-1961), insigne farmacologo e biologo di fama internazionale, che visse per lunghi anni a Mocrone nella casa avita.

 

Irola

Da Mocrone dirigendosi verso nord si sale verso i primi contrafforti del pre-appennino tosco-emiliano, attraversando folti boschi di castagni punteggiati da macchie di ginestre si raggiunge Irola, piccolo borgo montano sovrastato dall’imponente mole della casa-torre: ricovero, residenza abitativa ed estremo rifugio per gruppi familiari dediti all’agricoltura e alla pastorizia, stanziati sul territorio in età alto-medievale.

 

Virgoletta

Da Villafranca, si raggiunge agevolmente il borgo di Virgoletta, allungato su uno sperone roccioso appare da lontano come una fortezza in miniatura. Pregevoli portali e finestre in pietra arenaria decorano gli edifici disposti sull’unico percorso centrale che dalla porta meridionale di ingresso al borgo conduce alla mole massiccia del castello.

Nota nei documenti più antichi come “Verrucola Corbellarium” cioè appartenente alla consorteria signorile dei Corbellarii, sub-feudatari degli Obertenghi tra l’XI e il XII secolo, conserva tracce di quel lontano passato nel poderoso mastio quadrangolare, ricompreso nelle successive costruzioni castellane. Tra il XIII e XIV secolo, sotto il dominio dei Malaspina, anche il borgo viene racchiuso da mura perimetrali fiancheggiate da torri, ancora oggi in parte visibili, a rafforzare il sistema di difesa che aveva il suo fulcro nella rocca castellana.

A partire dal XVI secolo il castello viene adeguato ad esigenze residenziali e perde in parte la connotazione tipicamente medievale: la corte interna si abbellisce con eleganti loggiati e doppio scalone di accesso, gli spazi interni del piano nobile sono ripartiti in ampi saloni voltati che nel XVIII secolo si arricchiscono di decorazioni a stucco di squisita fattura.

Nella chiesa di SS. Gervasio e Protasio, al centro del borgo, si può ammirare un pregevole altare rinascimentale in marmo statuario e una raccolta di reliquiari lignei finemente decorati con lamine argentee.

 

Merizzo

Da Virgoletta attraversando Vallescura, disseminata di boschi fitti e ombrosi, distese prative e ampie zone coltivate, si raggiunge, il paese di Merizzo che probabilmente deve il suo nome alla posizione soleggiata e amena del luogo in cui fu costruito. Della parte più antica del borgo restano tratti murari e suggestivi passaggi voltati di collegamento interno tra le case in pietra. In questo piccolo borgo rurale, sede fin dai primi anni del secolo di una sezione socialista, nascono i primi fermenti e la prima cellula organizzata della Resistenza in Lunigiana.

 

Fornoli

Seguendo da Villafranca capoluogo la statale 62 della Cisa in direzione sud si incontra, deviando a sinistra, il paese di Fornoli ubicato in una vasta e fertile area collinare, riparata dai venti e ben esposta a levante, tenuta a pascolo e coltivata a cereali, viti, e frutteti. Sono ancora visibili tracce dell’antico borgo e castello, purtroppo in abbandono e del suggestivo ponte in bozze di pietra squadrata che attraversa il torrente Carpena. Tutti gli anni il 15 di agosto il borgo ospita la tradizionale Sagra di S. Maria con degustazione di piatti tipici e vini locali particolarmente apprezzati.

Al territorio di Fornoli appartiene la chiesa di S. Maria Assunta di Groppofosco che sorge solitaria tra i prati e la macchia della vegetazione sulla sponda sinistra della Magra. La chiesa edificata sull’itinerario principale della Francigena, conserva nel paramento murario in bozze squadrate e nell’abside decorata a fornici caratteri stilistici e costruttivi del romanico. Vicino alla chiesa, oggi ridotto a edificio rurale, l’hospitale per l’accoglienza e il ricovero dei pellegrini attesta l’importanza dell’insediamento religioso a vigilanza dell’importante guado sulla Magra che portava verso la val di Vara e il Genovesato.